Fu come un colpo al cuore.
La terra restò là , senza parole.
Un corpo immobile, un nome che muore.
Tace anche il vento, tace il sole.
Così il poeta vede il mondo attonito e smarrito,
davanti al lampo spento di chi fu temuto e seguito.
Fu vera gloria, chi lo sa? Il tempo solo giudicherà .
Noi chiniamo il capo al mistero che dà che spezza e innalza l'anima.
E l'orma del fulmine impressa nel cielo ora si spegne ma vive nel vero.
Dal nord all'Africa lontana, corse veloci la sua sorte umana.
Regni e tempeste, troni e bandiere, vittorie alte e cadute severe.
Giocò coi secoli, sfidò il destino
ma sotto il peso dell'ambizione
due volte re e due volte in polvere.
Fu uomo prima che un nome.
Fu vera gloria, chi lo sa?
Alle ombre il compito resterà .
Noi chiniamo al fattore che sceglie chi va, chi sale, chi nell'esilio cadrà .
Ma il passo del fulmine resta nel cielo, eco di un sogno che sfida il vero.
Sull'isola muta da solo rimase.
Coi giorni caduti davanti al suo sguardo le memorie tornavano come onde rabbiose.
E lui naufrago stanco fermo sul lido amaro rivide cavalli, campi e bandiere,
il lampo degli ordini, l'urlo dei guerrieri e forse il cuore cedette alla pena prima che il cielo gli desse la schiena ma una mano venne dall'alto,
lo sollevò dal suo rimorso tra speranze eterne e sentieri quieti.
Gli mostrò un premio che non ebbe in vita e alla gloria che passa lasciò il suo ritorno a un Dio che distrugge ma accende ogni giorno.
Fu vera gloria, forse sì.
La storia intera lo dirà , ma il poeta vede un'anima lì
che al Dio del mondo si inginocchiò giÃ
e tra cenere e polvere scrive la fede che più della forza,
più dell'orgoglio resta e non cede.
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